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| La scapigliata.
Oggi vi propino un’ usanza arcese: la “ scapigliata “; così come la descrive Ferdinando Corradini in un opuscolo intitolato: “ Credenze popolari ad Arce “.
Quando una ragazza rifiutava la corte di un giovane, ovvero i genitori di lei manifestavano la loro disapprovazione per la relazione ( n’ erene cuntènte ), il giovane respinto si vendicava togliendo con destrezza dal capo della giovane la « tuvàglia » ( fazzoletto usato dalle nostre donne, bianco inamidato, piegato in modo da coprire la testa, che scendeva per tre lati fino all’ altezza delle spalle e lasciava scoperto il viso ), questa operazione, che aveva il nome di “ scapigliata “, veniva praticata nel modo più plateale possibile, preferibilmente di domenica allorché la ragazza usciva dalla chiesa dopo aver ascoltato la messa; la domenica, infatti, quasi tutti si portavano in piazza ( l’ attuale Piazza Umberto I antistante la chiesa parrocchiale intitolata ai Santi Apostoli Pietro e Paolo ).Questo gesto aveva gravi conseguenze per la giovane scapigliata: era considerata disonorata a tutti gli effetti; non poteva più maritarsi con un uomo normale, ma poteva sposare soltanto vedovi, uomini anziani e/o molto poveri.
Baci e abbracci…ci vediamo in piazza.
Il sindaco.
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